La Trasformazione è Selezione naturale

Come ci è stato insegnato sin dalla scuola elementare la nostra specie è il risultato di un lunghissimo processo di mutamenti fisici e intellettivi tra i nostri più lontani antenati che è definito dalla scienza : EVOLUZIONE.

TEORIE EVOLUZIONISTICHE

Le posizioni degli studiosi di scienze naturali sono sempre state divise in due grandi correnti di pensiero : chi intendeva la natura dinamica ed in continuo cambiamento, e chi come sostanzialmente immutabile.

Alla fine del 1700 la teoria predominante era quella della fissità, di Linneo, che definiva le varie specie come entità create una volta per tutte e incapaci di modificarsi. Tali concetti si ispiravano al concetto gerarchico della scala naturae, medievale, ma con radici profonde nella Genesi biblica, nella filosofia aristotelica e platonica e nei pitagorici.

Nel 1809 Lamarck pubblicò l’opera Philosophie zoologique, sostenendo che gli organismi, così come si presentavano, fossero il risultato di un processo graduale di modificazione che avveniva sotto la pressione delle condizioni ambientali : l’uso continuato di alcune o tutte le parti del corpo portava a modificazioni nell’essere vivente che potevano essere ereditate dalla progenie.

Lamarck credeva che le specie tramandassero i caratteri acquisiti ai discendenti. Per spiegare questa idea ricorse all’esempio delle giraffe: in un primo momento, secondo Lamarck, sarebbero esistite solo giraffe con il collo corto; queste ultime,per lo sforzo fatto per arrivare ai rami più alti, sarebbero poi riuscite a sviluppare collo e zampe anteriori e quindi ad avere quindi organi adatti alle circostanze.

Ma la teoria lamarckiana fu poi abbandonata poiché appurato che le mutazioni somatiche (che riguardano cioè il corpo) non si possono trasmettere ereditariamente, perché esse non intervengono sul patrimonio genetico dell’individuo che sarà poi trasmesso alla progenie.


confronto delle teorie di Lamarck e Darwin

Nel 1859 Charles Darwin pubblicò la prima edizione de L'origine delle specie dove formulava una nuova teoria evoluzionista basata sui concetti di mutazioni genetiche dettate dal caso, adattamento e selezione naturale. Secondo la tesi darwiniana 
tali mutazioni sono generalmente e singolarmente poco significative, ma il loro lento accumularsi può portare alla comparsa di caratteristiche nuove e prima non esistenti; l'effetto è la comparsa di nuove specie.
Darwin sapeva che variazioni discontinue o "spot" potevano verificarsi, e che i loro effetti venivano ereditati, ma ha sempre sostenuto che tali cambiamenti non sarebbero stati significativi nell'evoluzione, che deve avvenire in modo graduale secondo la dottrina di "natura non facit saltum"

In seguito questo modello venne ripreso e rivisitato integrando i concetti di genetica e le scoperte fatte grazie ai numerosi studi effettuati in biologia. Il DNA confermava come i caratteri genetici non fossero influenzati da fattori esterni ma solo da variazioni fortuite e quindi come le mutazioni fisiche acquisite in vita non si tramandassero alla progenie.

l'evoluzione da primate a informatico

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